
Cos’è il bilancio idrico e a cosa serve
Il bilancio idrico è un insieme di processi fisiologici che servono all’organismo per mantenere costante la quantità di acqua nelle 24 ore a livello intracellulare ed extracellulare.
L’organismo è costituito per i 2/3 da acqua (circa il 50 – 60% della massa magra di un soggetto) e che il totale presente (Total Body Water) si suddivide in due principali compartimenti. Quali sono? Ecco la definizione e la spiegazione.
SUPER SINTESI dell’ARTICOLO
Com’è fatta l’acqua del corpo
Abbiamo quella intracellulare, o ICW (Intra Cellular Water), circa il 60 – 67% di TBW che si trova all’interno di tutte le cellule dell’organismo. Poi c’è l’acqua extra cellulare, o ECW (Extra Cellular Water), i fluidi che si trovano al di fuori delle cellule.
Tale quota racchiude circa il 33% della TBW e a sua volta si suddivide in: liquido interstiziale, il 75 – 80% di ECW e il 20-25% di TBW e che ritroviamo negli spazi intercellulari, e plasma, che rappresenta il 25% di ECW e l’8% di TBW, e che ritroviamo all’interno dei vasi sanguigni.
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A cosa serve il bilancio idrico
Il bilancio idrico viene definito con il controllo omeostatico dell’acqua e ha due funzioni. Mantiene il volume del sangue (volemia) e la pressione arteriosa permettendo l’apporto di nutrienti e ossigeno ai tessuti e lasciando costante l’osmolarità del plasma a circa 300 mOsm.

Per mantenere costanti questi parametri è necessario che le perdite giornaliere siano adeguatamente compensate dagli ingressi di acqua nelle 24 ore di modo che il bilancio idrico a fine giornata risulti essere zero (tanta persa, altrettanta assunta). Nel nostro organismo gli ingressi di liquido nell’organismo sono solitamente rappresentati da due fattori.
Assunzione di acqua: cibi e bevande
Il bilancio idrico è di circa a 2 – 2,5 litri al giorno. Attraverso il cibo introduciamo dai 500 ai 900 ml di liquido in base al tipo di alimento, ad esempio la frutta ne contiene circa l’80%. Mentre dagli 800 ai 1500 ml sono introdotti mediante le bevande, prevalentemente acqua.
Liquido derivante dai metabolismi
Corrispondente a circa 0,3 litri al giorno. In particolare il metabolismo dei carboidrati produce 0,6 g di acqua per grammo di carboidrati, quello delle proteine 0,4 g di acqua per grammo di proteine. Per i grassi abbiamo 1,1 g di acqua per grammo di lipidi.
Quali sono le perdite idriche
Per quanto riguarda le perdite idriche invece, queste sono urine, circa 1,5 litri al giorno (di cui 500 – 600 ml la quantità minima richiesta per eliminare le scorie dall’organismo), feci, circa 0,1 – 0,15 l al giorno, sudore, circa 0,1 litri al giorno. Questo parametro in realtà è molto variabile in quanto dipende sia dalle condizioni climatiche che dal livello di attività fisica di un soggetto.
Le perspiratio insensibilis, perdite di acqua insensibili poiché non ci si accorge di esse, sono rappresentate dall’evaporazione che avviene attraverso la pelle, le vie respiratorie e le mucose e se volessimo quantificarle si attestano su 0,6 – 1 litro al giorno.
Tali perdite, in base alle condizioni nutrizionali e ambientali, possono diventare il 50% delle totali ogni giorno. Ma sono fondamentali poiché servono a dissipare il calore in eccesso, a mantenere costante la temperatura corporea e l’idratazione cutanea.
Perdite idriche in un individuo adulto
In un uomo di circa 70 kg ogni giorno vengono scambiati circa 2,5 L di acqua, corrispondenti a circa il 6% del volume idrico totale corporeo. In un bambino il ricambio idrico è più rapido e maggiore a livello quantitativo, circa il 16% del volume idrico totale corporeo. Questo mette in evidenza come in un bambino il rischio di disidratazione è più alto e più pericoloso.
Bilancio idrico e sopravvivenza
Basti pensare che un deficit di acqua da 2 a 8 litri può portare sintomi con gravità crescente dalla semplice astenia fino alla morte. I meccanismi fisiologici che consentono di regolare il bilancio idrico sono rappresentati dal meccanismo della sete e di concentrazione delle urine.
Il centro della sete è localizzato nell’ipotalamo e viene stimolato dall’aumento dell’osmolarità plasmatica e dalla riduzione della pressione arteriosa. In particolare il senso di sete si attiva quando gli osmocettori, particolari recettori per l’osmolarità presenti a livello ipotalamico, rilevano un’osmolarità plasmatica che va oltre i 280 mOsm.

Il segnale mandato dagli osmocettori stimola la sensazione di sete con il segnale alla corteccia cerebrale. In questo modo l’individuo prende coscienza della carenza di acqua.
A questo si accompagna la sensazione di secchezza delle fauci legata alla diminuzione della secrezione delle ghiandole le quali riducono la produzione di saliva per risparmiare acqua.
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Come si attiva il bisogno della sete?
Uno studio condotto da ricercatori della Colombia University su modelli murini ha evidenziato che i neuroni che intervengono nel controllo del meccanismo della sete sono i cosiddetti neuroni CamKII, che funzionano come interruttore che accende la sete.
Si ipotizza che questi neuroni possano essere presenti anche nell’uomo insieme ai loro antagonisti, i neuroni VGAT, che invece intervengono nel meccanismo di spegnimento della sete.
Oltre che ad agire sul meccanismo della sete, gli osmocettori ipotalamici agiscono anche a livello renale, mediante la produzione di ormone antidiuretico o ADH (chiamato anche vasopressina). Il rilascio di ormone antidiuretico avviene quando viene rilevato un aumento dell’osmolarità nei nuclei sopraottico e paraventricolare dell’ipotalamo.
Ma anche nel momento in cui i barocettori (recettori sensibili ai cambiamenti di pressione) che si trovano a livello delle carotidi rilevano una riduzione del volume plasmatico.
Il segnale di rilascio dell’ADH arriva nella neuroipofisi. L’ormone agirà nei reni, in particolare a livello del dotto collettore dove promuove il riassorbimento del liquido mediante la produzione di proteine particolari che prendono il nome di acquaporine.
L’acqua che arriva nei tubuli renali passa attraverso queste proteine canale aumentando il volume del plasma e l’osmolarità. Questo determina la produzione di urine più concentrate.
Fonti scientifiche dell’articolo
- Angela Andreoli, Isabella Egidi. Argomenti di Fisiologia e Nutrizione Umana. Società Editrice Esculapio, 1 set 2011 – 320 pagine.
- Robert G. Carroll. Fisiologia. Elsevier srl, 2008 – 304 pagine.
- U. Silverthorn. Fisiologia, un approccio integrato. Casa Editrice Ambrosiana, 2000.
- Oka, Y., Ye, M., & Zuker, C. S. (2015). Thirst driving and suppressing signals encoded by distinct neural populations in the brain. Nature, 520(7547), 349-52.

Biologa specializzata in biomedicina, amante della natura, degli animali e dello sport. Esperta di microbiota umano e fermamente convinta che l’acqua sia alla base del nostro benessere.

